Carbon sink, quali opportunità per il settore agroforestale?

Post date: Mar 5, 2013 10:41:52 AM

L'organizzazione e la diffusione che il mercato volontario dei crediti di carbonio ha avuto a livello internazionale e, negli ultimi anni, anche in Italia, è un fenomeno a cui gli operatori agroforestali guardano con un certo interesse proprio perché, attraverso questo sistema, si potrebbero aprire prospettive per una remunerazione economica del proprio ruolo, attraverso la sottoscrizione di impegni per la cessione dei crediti ad altri soggetti (industria, enti e i comuni cittadini), interessati ad acquistarli per azzerare le proprie emissioni di CO2.La questione non risulta così semplice, poiché, oltre alle difficoltà tecniche e metodologiche, il tema nel nostro Paese deve anche inserirsi in quel capitolo più ampio che fa capo alle modalità con cui l'Italia ha attuato il Protocollo di Kyoto, ed in particolare, con la contabilizzazione e la rendicontazione dei carbon sink da parte dello Stato nell'ambito del bilancio nazionale delle emissioni di gas serra.In Italia, infatti, con l'istituzione del registro nazionale dei serbatoi di carbonio forestali, lo Stato contabilizza gli assorbimenti forestali con un approccio inventariale e senza nessun riconoscimento economico nei confronti di chi quel carbonio ha effettivamente contribuito ad immagazzinarlo, visto che più del 60% delle foreste italiane è di proprietà privata.Grazie a questo meccanismo, lo Stato italiano risparmia cifre molto consistenti. Il valore di questi assorbimenti, secondo una stima ufficiale, sarebbe di 650 milioni di euro per il quinquennio del primo periodo di Kyoto, ma occorre considerare che in questa stima è stato applicato un prezzo della CO2 di 5 Euro a tonnellata, rispetto ad un valore di mercato che oggi è più che triplicato.L'approccio seguito dall'Italia, di fatto, penalizza gli investimenti degli operatori forestali desiderosi di affacciarsi al mercato volontario dei crediti di carbonio, in quanto determina il problema della cosiddetta doppia contabilizzazione. Il risultato è che, attualmente, i proprietari forestali italiani non possono né iscriversi al registro nazionale per rivendicare i crediti prodotti dalle loro superfici che lo stato contabilizza nell'ambito del bilancio nazionale, né partecipare al mercato volontario, proprio in virtù del fatto che quei crediti sono stati già "impegnati" dallo Stato.

Nel volume «Gli Accordi volontari per la compensazione della CO2. Indagine conoscitiva per il settore forestale in Italia» redatto dall'osservatorio foreste Inea e da La Compagnia delle foreste, viene fatto il punto della situazione sul livello di diffusione e sulle prospettive dei cosiddetti accordi volontari (il sistema di scambio sul libero mercato dei crediti di carbonio).