GLI IMPIANTI DI PRODUZIONE DI ENERGIA DA BIOMASSE NELLA REGIONE ABRUZZO - Stato dell’arte sull’utilizzo delle biomasse legnose agroforestali per fini energetici in Abruzzo

Post date: Feb 23, 2018 11:33:09 AM

Il Dipartimento Politiche dello Sviluppo Rurale e della Pesca della Regione Abruzzo, in partenariato con nove partner europei che rappresentano otto diversi Stati membri, partecipa alla realizzazione del progetto Interreg Europe 2020 Bio4Eco “Sustainable regional biomass policies – A game changer”.

Capofila del progetto è il Centro di Scienze Forestali della Catalogna (Spagna) gli altri partner oltre la Regione Abruzzo sono il Direttorato Generale dell’Ambiente Naturale della Catalogna; il Consiglio Regionale della Karelia del Nord (Finlandia); il Ministero dell’Agricoltura della Lettonia; l’Associazione proprietari forestali della Lettonia; la Federazione francese delle municipalità forestali; il Servizio Forestale della Slovenia; l’Agenzia esecutiva per le Foreste della Bulgaria e l’Agenzia di Sviluppo Regionale di Centru (Romania).

Il progetto Bio4Eco ha l’obiettivo di favorire l’attuazione delle politiche regionali e nazionali verso un’economia a basse emissioni di carbonio, promuovendo l’utilizzo di energie rinnovabili, in particolare quelle provenienti dalle biomasse agricole e forestali.

La Regione Abruzzo nella fase di implementazione delle attività progettuali ha coinvolto alcuni importanti stakeholders ed operatori economici del territorio, tra i quali il Consorzio ForestAbruzzo, Condotta, l’ENEA, il Corpo Carabinieri Forestale, i Parchi nazionali e regionali per costituire un Gruppo di lavoro il cui obiettivo è quello di supportare le strutture regionali competenti nella preparazione di un Piano di Azione Locale finalizzato a promuovere l’uso delle biomasse di origine agro-forestale come fonte di energia rinnovabile.

Con la collaborazione del Gruppo di Supporto Locale, la Regione Abruzzo ha condotto un’analisi tesa a rilevare lo stato dell’arte in merito all’utilizzo delle biomasse legnose agroforestali per fini energetici in Abruzzo.

Dall’analisi emerge che la regione Abruzzo ha un indice di boscosità del 40,6% con un incremento corrente pari ad oltre 1,3 milioni di metri cubi ed un prelievo che negli ultimi anni si è attestato sotto il 10% dell’incremento.

Contestualmente si rileva che i boschi riscontrano un crescente abbandono, con un aumento del rischio incendi causato da un accumulo di residui nel sottobosco e con una ridotta funzione di protezione dal rischio idrogeologico.

Dai dati ISTAT risulta in Abruzzo un consumo di 718 kg/pro capite anno di legna da ardere, uno dei tre valori più alti tra tutte le regioni italiane e per la maggior parte importata da fuori regione.

La regione Abruzzo ha una disponibilità potenziale di biomasse legnose agro forestali (esclusi i residui delle lavorazioni industriali e la manutenzione del verde urbano) stimata prudenzialmente pari ad almeno 200 kton s.s./anno equivalenti a 86 ktep.

Di contro il numero degli impianti e la produzione totale di Energia da biomasse solide è tra le più basse d’Italia ed il peso sulla produzione totale da FER in Abruzzo è pari allo 0,2%.

Questa grande quantità di biomassa è utilizzata in maniera meno efficiente e più impattante per l’ambiente e per la salute umana (camini o stufe tradizionali) da 81 famiglie su 100 che consumano legna e da 85,6 famiglie su 100 che consumano pellet.

Tali forme di utilizzo hanno un forte impatto negativo sulla qualità dell’aria che, in particolar modo nell’area metropolitana di Chieti – Pescara, nella quale risiedono circa un terzo della popolazione abruzzese (393.000 abitanti) ed in generale lungo la fascia costiera centro settentrionale, presenta valori di concentrazioni di polveri sottili paragonabili a quelli della pianura padana.

Tra le cause principali del mancato sviluppo di una filiera legno-energia in Abruzzo, si rileva la parziale presenza di pianificazione di dettaglio dei boschi (per la maggior parte pubblici 57%), che ha reso difficile programmare un approvvigionamento di biomassa forestale verosimile e costante da parte di soggetti privati e/o pubblici interessati allo sviluppo del settore.

Gli operatori delle imprese forestali lamentano anche eccessivi vincoli relativi alla viabilità forestale e alle opere connesse ai tagli boschivi.

Interventi realizzati (ed in corso di realizzazione) a valere sul Programma Regionale di valorizzazione energetica delle biomasse hanno evidenziato come il territorio, soprattutto quello delle aree interne e montane, sia pronto alla valorizzazione del proprio patrimonio forestale a fini energetici.

In conclusione l’analisi rileva che lo sviluppo di una filiera legno-energia realmente corta è in grado di apportare benefici sotto molteplici aspetti, non solo economici ma anche ambientali e sociali, quali la creazione di posti di lavoro diretti e indiretti, la rivitalizzazione delle aziende e consorzi forestali, la cura e manutenzione dei boschi ormai ridotti in uno stato di abbandono. Inoltre, si garantirebbe una migliore prevenzione degli incendi boschivi (solo nell’estate 2017 in Abruzzo si sono persi circa 7.500 ettari di boschi a causa di incendi), l’autonomia energetica (riscaldamento) delle aree interne e anche il miglioramento della qualità dell’aria nel caso del teleriscaldamento, in quanto un grande impianto ha rendimento e controllo dei fumi migliori rispetto ai tanti piccoli impianti che va a sostituire.

Considerando che tra i 305 comuni della regione Abruzzo oltre il 50% (153) ricade nelle fasce climatiche E (40,3%) ed F (9,8%) e che 58 comuni, tutti rientranti nella fascia climatica E, non sono ancora serviti da una rete di distribuzione del gas metano, la potenzialità e la vocazione delle aree interne della regione Abruzzo sembra indirizzare verso la realizzazione di centrali di teleriscaldamento e/o cogenerative a biomassa, di potenza adeguata ai territori che le ospiterebbero, (ad esempio 1MWt può riscaldare da 150 a 200 unità abitative) simili alle numerose esperienze che si sono realizzate nel nord Italia, trovando il giusto equilibro tra la migliore efficienza in termini di rendimento e di emissioni in atmosfera dei grandi impianti con la dimensione e relativo fabbisogno di biomassa adeguati ad un modello di approvvigionamento delle biomasse solide a scala territoriale (filiera cortissima).

Il teleriscaldamento potrebbe rappresentare una tra le soluzioni più economiche per gli utenti finali in termini di euro/MWh, anche rispetto alle moderne caldaie a metano a condensazione.

http://www.interregeurope.eu/bio4eco/

In allegato l'Abstract della ricerca.

Lo studio completo può essere richiesto all'indirizzo: agricooperazione@regione.abruzzo.it