Rivista Rete Rurale 15feb12

LA COOPERAZIONE FORESTALE

La cooperazione forestale soggetto di aggregazioni fra tutti i soggetti interessati per realizzare anche in Italia una gestione forestale sostenibile dal punto di vista economico oltre che ambientale e sociale.

Il patrimonio forestale italiano ed il settore economico ad esso collegato presentano enormi potenzialità produttive e di sviluppo per le aree montane e rurali a cui si deve dare concretezza attraverso una strategia politica di lungo termine e una pianificazione nazionale omogenea capace di garantire e incentivare la gestione forestale sostenibile e rinforzare la filiera foresta-legno a partire dalla base produttiva.

Tra i soggetti maggiormente impegnati nella gestione del patrimonio agro-silvo-pastorale e pronta ad accogliere queste opportunità c’è la cooperazione forestale in quanto le imprese cooperative, non legate ad un lucro immediato, possono meglio di altre coniugare la necessità di gestire interventi di interesse pubblico e privato nelle aree forestali con il mantenimento di criteri minimi di efficienza di gestione.

Una prova di questa ipotesi è data dall’esperienza, ancorché datata, di molte regioni italiane dove la manodopera forestale assunta alle dipendenze dirette della pubblica amministrazione è stata gradualmente riorganizzata tramite cooperative. Tali esperienze potrebbero utilmente essere riproposte in alcune regioni italiane con rilevante presenza di “operai forestali” direttamente dipendenti da amministrazioni pubbliche con croniche difficoltà a sostenerne il peso.

La cooperazione ha da sempre un ruolo importante ed in alcuni casi esclusivo nel controllo del territorio e nella gestione sostenibile delle aree montane svantaggiate e in alcune di queste aree, di fatto, è ad oggi l’unica esperienza di impresa rimasta.

L’esperienza della cooperazione forestale, nata negli anni 70 per contrastare l’abbandono delle aree montane ha, nel tempo, innescato processi economici di auto sviluppo imprenditoriale e di valorizzazione delle risorse umane e naturali al fine di creare nuovi modelli di sviluppo sostenibile.

Le cooperative forestali sono imprese (in tanti casi le uniche rimaste in montagna) che garantiscono la permanenza dei residenti attraverso l’occupazione nelle attività forestali tradizionali, ma anche nelle sistemazioni idrogeologiche e, di recente, nel turismo, nella educazione ambientale o nella gestione della trasformazione del legno (segherie) o della filiera bosco energia, in un processo di “multifunzionalità” dettato in verità dalla necessità di sopravvivenza più che da una vera e propria linea strategica.

Negli ultimi 25 anni la cooperazione forestale ha sostenuto la nascita di una imprenditoria, che vede molti giovani impegnati (età media 36 anni), diffusa su tutto il territorio nazionale e che, nonostante la grave crisi che attraversa il settore, oggi conta circa 400 cooperative, di cui 160 aderenti a Fedagri Confcooperative con 2.400 soci, 1.400 addetti ed un fatturato di circa 110 milioni di Euro.

Oltreché condizionate nelle proprie attività dalle problematiche di settore, in molti casi queste realtà devono affrontare anche problemi di competitività derivanti anche dalle ridotte dimensioni di impresa che rendono il lavoro in bosco in molti casi non perfettamente efficiente, a causa di una scarsa meccanizzazione derivante a sua volta da una scarsa capacità economico – finanziaria.

A tali limiti si è cercato di sopperire, almeno in parte, attraverso la costituzione di Consorzi Regionali. Ma la non completa copertura territoriale da parte dei Consorzi Regionali da una parte e la necessità di rendere comunque stabile ed efficace l’operato delle imprese dall’altra, ha portato il mondo cooperativo a ricercare nuove soluzioni che consentano di coniugare, con risultati ottimali, la professionalità delle cooperative e la loro esigenza di stabilizzazione operativa con le esigenze sociali, economiche e territoriali delle comunità rurali e montane in cui queste operano.

L’esperienza associativa forestale si è quindi sviluppata per aggregazioni successive. Nella prima fase si sono unite le cooperative forestali che eseguivano i lavori. Sono quindi nati i consorzi Forestali Regionali, che hanno promosso, nel tempo, diversi strumenti per la gestione delle aree forestali. L’attività iniziale si è sviluppata soprattutto nella realizzazione di lavori forestali ad opera delle cooperative aderenti, in prevalenza finanziati con provvidenze Regionali, Nazionali e Comunitarie. I consorzi hanno anche promosso altre strutture cooperative specializzate in attività collaterali, tecnica ed amministrativa soprattutto.

Si è quindi passati alla promozione della costituzione di Consorzi Forestali proponendo l’aggregazione soprattutto dei Comuni proprietari di boschi.

In alcune Regioni sono ulteriormente nati anche consorzi di 2° grado che hanno reso possibile ai Consorzi Forestali di dotarsi di strumenti di coordinamento dell’attività, che permettano loro di dialogare soprattutto con le Regioni ma anche con gli altri Enti, in modo unitario. Certamente è nella natura delle cose la prossima nascita di un consorzio nazionale fra i Consorzi Forestali, come strumento di rappresentanza imprenditoriale, ma soprattutto di mercato, per valorizzare il prodotto “legno”.

Ad oggi quindi la cooperazione forestale è il “braccio operativo” del sistema, cioè un insieme di tutti i soggetti privati che lavorano, sia dal lato tecnico (progettazione, assestamento, martellata, istruttorie per finanziamenti) che operativo (tagli, opere di ripristino forestale ecc.), sulle proprietà consorziate riunite.

Questo del Consorzio misto pubblico privato è uno strumento strategico che il Settore forestale di Fedagri ha da diverso tempo posto tra le buone pratiche da diffondere e replicare sul territorio e che può, nel tempo, rappresentare una risorsa vincente per le cooperative forestali.

Ad oggi operano, in diverse regioni, 18 Consorzi forestali costituiti secondo questo modello, con oltre 100.000 ettari di foresta gestiti.

Questo modello funziona. E non potrebbe essere altrimenti in un settore dove l’imperativo, volente o nolente, è “aggregarsi o abbandonare”. Le cooperative forestali si sono aggregate, convincendo poi i soggetti pubblici a dare in gestione al privato il patrimonio forestale e coinvolgendo i tre pilastri di una gestione ottimale, proprietario, tecnico e ditta, in soggetti univoci e per questo forti anche politicamente. Si può ora lavorare per aggregare un ulteriore segmento, la trasformazione del legno, per provare a dare vita ad un modello di filiera corta e sostenibile, locale e remunerativa per ogni fase, sia per la produzione di materiale da opera che di energia.

Un limite evidente è la scarsa attenzione riservata a tale realtà dalle istituzioni, in primis da quelle regionali, e dagli innumerevoli ostacoli burocratici per lo svolgimento delle attività in bosco, problema in verità condiviso con tutti gli imprenditori che ancora hanno il coraggio di operare nel settore boschivo italiano. Un robusto snellimento della burocrazia, passando dal “tutto è vietato salvo ciò che è espressamente autorizzato” di oggi a un auspicabile “tutto è autorizzato salvo ciò che è vietato dalla legge”, rappresenterebbe, da solo, un sostanzioso aiuto ad una realtà che ha già dimostrato di “saper fare da sé”.

D’altronde grandi fondi pubblici, come in passato, per la manutenzione del territorio non ci sembrano all’orizzonte. Liberare le energie presenti su quegli stessi territori ed oggi schiacciate da una legislazione obsoleta che difende ancora il singolo albero e lascia che l’intero bosco muoia per mancanza di manutenzione e da una burocrazia ottusa e vessatoria rappresenta oggi la grande possibilità di un progetto di salvaguardia del territorio montano che trova in se stesso le risorse per attuarsi.

La cooperazione intende quindi proporsi quale soggetto importante per realizzare questo grande progetto che può rappresentare un momento di tutela dell’ambiente e una grande possibilità di sviluppo economico delle aree montane.

La cooperazione mette a disposizione di questo progetto l’esperienza, le capacità tecniche, organizzative, progettuali delle donne e degli uomini soci delle cooperative, la nostra grande risorsa.

Gasper Rino Talucci

talucci@gmail.com