Sherwood aprile 2013

Nel contesto nel quale operano il CO.L.A.FOR. e i Consorzi Forestali, principalmente in Abruzzo, l’obbligo di martellata è già vigente, indipendentemente dal tipo di bosco, essendone esclusi solo i tagli inferiori all’ettaro. Dal nostro punto di vista, comunque, riteniamo opportuno che l’intervento sul bosco, su qualunque tipo di bosco, sia effettuato solo a seguito di un progetto, e quindi di una martellata, eseguita da un tecnico laureato ed abilitato. Questo primo perché crediamo davvero alla assoluta necessità di assicurare la sostenibilità degli interventi, che può essere garantita solo da attività programmate e progettate da tecnici qualificati, secondo perché, essendo gestori di superfici soprattutto di proprietà comunale pubblica, ci interessa una produttività di “lunga durata” e non di “rapina”. Queste condizioni possono essere assicurate solo da chi ha studiato ed approfondito le conseguenze a lungo termine di ogni singolo intervento. E’ evidente che tagli di piccolissima superficie, ritengo inferiori all’ettaro, possano essere realizzati anche senza progetto e martellata. Ma anche in questo contesto è necessaria una specificazione. Un taglio da un ettaro su una superficie di cento ettari possono essere non influenti, cento tagli di un ettaro su cento ettari vanificano ogni discorso di sostenibilità e produttività a lungo termine. E diventano rapina del territorio. Come si vede il vero problema è la pianificazione. Occorrerebbe secondo noi passare da una pianificazione “aziendale” (i piani di assestamento) ad una pianificazione “territoriale” che garantisca, oltre i limiti della singola azienda, sostenibilità e produttività di lunga durata. I piani urbanistici non pianificano solo le proprietà comunali, ma tutto il territorio. Così i piani di gestione forestale dovrebbero pianificare tutte le superfici forestali di un dato territorio, pubbliche e private che siano.

E’ evidente che tutto ciò costa. E che il valore del prodotto legno non sostiene tali costi.

Ma garantire da un lato l’ambiente, e quindi la sostenibilità, e dall’altro l’economia, e quindi la ripresa di una produzione nazionale di legno, richiede l’intervento pubblico a salvaguardia, si badi bene, non degli interessi degli operatori forestali, ma della collettività.

La prossima programmazione dello Sviluppo Rurale è un’ottima occasione per questo. Bisogna che lavoriamo tutti insieme per far inserire nelle muove misure la finanziabilità dei piani forestali e, secondo me, anche dei singoli progetti forestali. Si badi bene, anche dei singoli progetti forestali la cui realizzazione non necessita di contributo pubblico.

E’ fondamentale per il nostro Paese dotarsi di una pianificazione forestale efficiente e di un “parco progetti” che permetta di non gravare i costi del prodotto legno anche di questi costi “generali”. Questo è un investimento pubblico che può veramente rilanciare il settore.

Un’ultima annotazione: progettazione e martellata per tutti i tagli non devono significare aumento esponenziale di una burocrazia che nel settore è già oltre ogni limite. Per tutti i progetti elaborati da un tecnico forestale laureato ed abilitato dovrebbe valere il silenzio assenso, una “DIA forestale” che permetta all’operatore forestale, in mancanza di rilievi, di procedere comunque trascorso un certo periodo di tempo.

Gasper Rino Talucci

Presidente del CO.L.A.FOR. e del Settore Forestazione FEDAGRI-CONFCOOPERATIVE