Nuova sezione "Interventi": Sherwood 21mag12

Post date: May 21, 2012 8:30:48 AM

In passato diverse sono state le forme di incentivazione nella Regione Abruzzo che “indirizzavano” per la conversione dei boschi da ceduo a fustaia. Scelte più che altro dettate da una “moda” che ha influenzato la programmazione e che ha caratterizzato le scelte di indirizzo attuate fino ad oggi dai Programmi Forestali pubblici.

In molti casi per i proprietari si è trattato di scelte obbligate per accedere a finanziamenti in situazioni dove mancavano le condizioni di sostenibilità economica.

A distanza di tempo ed alla luce di mutate condizioni socio economiche e conoscenze nel campo della selvicoltura forse sono maturi i tempi per ripensare anche ad alcune scelte di indirizzo.

La mia esperienza mi porta a dire che non esiste una ricetta valida per tutti i boschi e che la buona selvicoltura non si riduce ad una sola forma di governo. Occorre invece individuare volta per volta il tipo di gestione più idoneo per il singolo contesto.

Per molte formazioni non ha alcun senso il passaggio alla fustaia come ad esempio in stazioni forestali poste in aree marginali ad elevata pendenza dove il peso di una fustaia adulta può peggiorare la situazione ambientale favorendo il dissesto, o dove mancano condizioni di fertilità che non assicurano una conversione di successo.

A queste vanno aggiunte alcune considerazioni sul contesto socio-economico: la destinazione finale della legna della maggior parte dei boschi abruzzesi è finalizzata al soddisfacimento dei diritti dei naturali residenti, e quindi di legna per fini energetici. In questo il bosco ceduo ha rappresentato da sempre per le popolazioni una risorsa di primaria importanza. Il breve turno di taglio consente di produrre assortimenti legnosi di peso ed ingombro limitati, quindi facilmente trasportabili a destinazione, meglio utilizzabili come legna da ardere. Una utilizzazione tradizionale che oggi ritrova slancio e modernità nello sviluppo della produzione di energia da biomassa.

A ciò aggiungiamo anche la differente richiesta di materiale da parte della filiera del mobile e del pannello. Il prodotto del bosco ceduo, di minor pezzatura o adatto alla triturazione, risulta, a differenza del passato, gradito all’industria.

Inoltre il bosco ceduo si presta maggiormente alla multifunzionalità e favorisce una maggiore biodiversità, soprattutto faunistica, il che dovrebbe far riflettere in una regione come la nostra in cui molta della attività forestale si svolge in aree protette.

Queste brevi considerazioni, scaturenti dall’esperienza della gestione associata abruzzese, mi portano a ritenere superata la scelta monodirezionale della trasformazione del ceduo in fustaia, a favore di una scelta meno ideologica e più pragmatica, che punti alla valorizzazione, del singolo bosco inserito nel singolo contesto, con la più opportuna forma di governo. Il bosco, lo sappiamo, ha tempi lunghi. Speriamo che le istituzioni sappiano adeguarsi in tempi più brevi.

Marina Paolucci - Dottore Forestale - Tecnico presso i Consorzi Forestali Abruzzo

www.consorziforestali.net